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Paola di Maura Mantellino: La Forza di una Bambina e Due Medici Diversi. Recensione di Alessandria today
Maura Mantellino racconta la storia di Paola, una bambina torinese degli anni Settanta, attraverso un racconto che mette in luce la differenza tra due medici: uno amato e comprensivo, l’altro rigido e distaccato.
Maura Mantellino racconta la storia di Paola, una bambina torinese degli anni Settanta, attraverso un racconto che mette in luce la differenza tra due medici: uno amato e comprensivo, l’altro rigido e distaccato. Torino, Anni Settanta – Paola, il racconto scritto da Maura Mantellino, è una finestra aperta su un periodo della storia italiana, in cui le cure mediche erano affidate a figure…
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" «Voi dovete vivere giorno per giorno, non dovete pensare ossessivamente al futuro. Sarà una esperienza durissima, eppure non la deprecherete. Ne uscirete migliorati. «Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare. Sono nati due volte e il percorso sarà più tormentato. Ma alla fine anche per voi sarà una rinascita. Questa almeno è la mia esperienza. Non posso dirvi altro.»
Grazie, a distanza di trent’anni. "
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Giuseppe Pontiggia, Nati Due Volte, Mondadori, 2006¹¹, p. 35.
[1ª edizione: 2000]
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1. Nome e cognome?
2. Quanti anni hai?
3. Dove vivi?
4. Single?
5. Com'è la tua famiglia?
6. La stanza preferita di casa tua?
7. Ti senti sicuro a casa tua?
8. Vivi nella stessa casa in cui hai passato l'infanzia?
9. Quali nomi daresti ai tuoi figli?
10. Ti piacciono i bambini?
11. Ti piacciono gli animali?
12. Top 3 animali che preferisci?
13. Quale animale ti rappresenta meglio?
14. Quale animale ti spaventa di più?
15. Quali sono le tue paure più grandi?
16. Hai mai superato una tua paura nella vita?
17. Qual è la cosa più folle che hai fatto per amore?
18. Ti vorresti sposare?
19. Meglio lasciare o essere lasciati?
20. Meglio amare o essere amati?
21. Nel sesso, meglio dare o ricevere?
22. Qual è l'ingrediente segrete per del buon sesso secondo te?
23. Il posto ideale per fare l'amore?
24. Mai provato attrazione per qualcuno del tuo stesso sesso?
25. Mai provato attrazione per qualcuno del sesso opposto al tuo?
26. Lingerie o nudità?
27. Pagheresti mai per fare sesso?
28. Legalizzeresti droghe e prostituzione?
29. Ti trasferiresti in un'altra nazione se ne avessi la possibilità?
30. Se ti costringessero a lasciare l'Italia, in quale Paese andresti?
31. Cosa ne pensi della politica?
32. Qual è l'ingiustizia più grande del mondo secondo te?
33. Le guerre sono sempre sbagliate secondo te?
34. Quale sarebbe la tua reazione se una persona ti dicesse che è vittima di violenza in famiglia?
35. Cosa pensi dei bulli?
36. Ricordi con piacere i tuoi anni scolastici?
37. Qual era la tua materia preferita a scuola?
38. Avevi un buon rapporto con i professori?
39. Quali tecniche usavi per saltare le interrogazioni?
40. Come si chiamavano i tuoi compagni di banco?
41. Maglio scuola o lavoro?
42. Che lavoro fai?
43. Che lavoro vorresti fare?
44. Sei un procrastinatore seriale?
45. Lavori meglio da solo o in team?
46. Come hai vissuto il periodo della pandemia?
47. Come te la cavi in cucina?
48. Dolce o salato?
49. Quale tipo di pasta preferisci?
50. Frutta o verdura?
51. Quale panino ordini più spesso al McDonald's?
52. Sei vegetariano o vegano?
53. Sei astemio?
54. Il tuo drink preferito?
55. Meglio vino o birra?
56. L'ultima cosa che hai mangiato?
57. Ti va di descriverti fisicamente?
58. Ti va di descriverti caratterialmente?
59. Vai in terapia?
60. Credi che la terapia di coppia sia utile?
61. Ti fidi dei medici?
62. Hai mai messo i punti per qualche ferita?
63. Cosa credi che succeda dopo la morte?
64. C'è qualche caro morto che vorresti riabbracciare?
65. Con quale personaggio storico vorresti passare 24h per conoscerlo meglio?
66. Consigliami tre film
67. Consigliami tre serie TV
68. Consigliami tre videogiochi
69. Consigliamo tre giochi in scatola
70. Il tuo personaggio preferito del signore degli anelli?
71. Il tuo personaggio preferito della Marvel?
72. Il tuo personaggio preferito Harry Potter?
73. Hai mai fatto teatro/cinema?
74. Hai qualche talento nascosto?
75. Meglio lodare o essere lodati?
76. Che modello di telefono hai?
77. A quanto sta la tua batteria?
78. Quale invenzione già esistente avresti voluto inventare tu?
79. Collezioni qualcosa?
80. Hai una morning routine?
81. Sei una persona disordinata od ordinata?
82. Quale lingua vorresti saper parlare?
83. Quale laurea vorresti avere?
84. Di quale sport vorresti essere campione del mondo?
85. Ti piacciono le persone muscolose?
86. Ti piacciono le persone alte?
87. Ti piacciono le persone in carne?
88. Il tuo orientamento religioso?
89. Che ruolo ha Dio nella tua vita?
90. Qual è un difetto che non sopporti negli altri?
91. Qual è un pregio che apprezzi sempre negli altri?
92. Meglio parlare od ascoltare?
93. Quale social usi di più?
94. C'è qualcuno che ti manca?
95. C'è qualcuno che vorresti ti lasciasse in pace per sempre?
96. Cosa diresti al te di dieci anni fa?
97. Quale stagione preferisci?
98. Qual è il tuo colore preferito?
99. Qual è un cartone della tua infanzia?
100. Dimmi a quale domanda vorresti rispondere così te la faccio
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/The Shining (1980) dir. Stanley Kubrick)
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Come nei migliori thriller...
riassumo quali teorie complottiste sono state sdoganate finora: gain of function funding, lab leak, Fauci che inventa distanza 6 m e maschere sui bambini, ivermectine e idrossiclorina proteggono da covid, numeri morti gonfiati per terrorizzare.
AZ viene eliminato dal mercato perché dà miocarditi.
Vaccini non sono stati testati seguendo il percorso che usiamo da 100 anni, milioni sono morti per effetti collaterali, forse più di quelli morti per covid.
Gli USA quindi hanno creato un virus artificiale insieme ai cinesi, virus scappa non sappiamo se intenzionalmente o no, coprono tutto accusando di disinformazione e complottismo, nel frattempo impongono regole draconiane su tutto il globo, spingono per i vaccini facendoci firmare liberatoria per evitare processi futuri, decine di miliardi vengono dati a big pharma, ai medici e ai virologi di tutto il mondo.
E voi normies continuate a fare finta di niente perché il vostro cervello non è in grado di far fronte al trauma psicologico di questa rivelazione.
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che poi a me pare sconcertante pensare che io non posso aprire twitter senza vedere video di bambini mutilati, sangue nella terra, genitori che tengono gli arti dei figli in sacchetti di plastica, bambine che guardano il corpo del padre bruciare, medici che si vedono arrivare la famiglia in ospedali abbozzati senza sapere se arriveranno anche gli altri membri o se sono in altre stanze o se sono sotto macerie o fatti a pezzi, ragazzi che vengono uccisi con colpi di cecchino semplicemente perchè camminano, ambulanze fatte saltare in aria, persone urlare e svenire perchè operate senza anestetico, droni che sparano sulla folla che si era riunita per ricevere i pochi aiuti alimentari che passano, cadaveri non identificati in fosse comuni, soldati israeliani che prendono per il culo i morti palestinesi, CIVILI israeliani che prendono per il culo i morti palestinesi, case che stanno ancora in piedi ma sono piene di cadaveri decomposti uccisi con colpi di pistola alla nuca, uomini torturati, uomini fatti marciare nudi, uomini con chiodi impiantati nei piedi, donne che tengono tra le braccia il corpo del proprio figlio adolescente con la testa aperta, liste di nomi di bambini che non hanno raggiunto l'anno di età,
eppure la gente si scandalizza se si chiede il cessate il fuoco e una condanna per israele
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Non è che mancano i soldi, è che lo Stato si assicura che restino nelle mani dei ricchi
"Quanto costano le armi?
Tantissimo.
Vi faccio qualche esempio.
Aerei da caccia come gli F35 costano, ognuno, tra i 78 e gli 89 milioni di dollari (all'incirca un dollaro equivale a un euro); carri armati come gli M1 Abrams costano tra i 6 e gli 8 milioni di dollari; elicotteri come i Blackhawk costano tra i 6 e i 25 milioni di dollari; razzi anticarro come i Javellin costano tra i 200.000 e i 250.000 dollari (un quarto di milione di dollari); fucili d'assalto come gli M4 costano intorno ai 750 dollari.
Il prezzo cambia a seconda che se ne comprino pochi o tanti tutti insieme, in pratica c'è lo sconto se ne ordini un bel po'.
Come vedete sono tanti soldi, molti di più delle somme che normalmente maneggiamo ogni giorno per fare la spesa, pagare l'affitto o comprare un giocattolo.
Non riusciamo nemmeno a immaginarceli tutti quei soldi... perciò adesso proviamo a fare dei confronti.
Un'ambulanza costa tra i 60.000 e i 90.000 euro. Pensiamo di prendere quella che costa di meno, 60.000 euro. Con un cacciabombardiere F35 si possono comprare quasi 1300 ambulanze.
La retta di un asilo nido per una famiglia in media è di circa 300 euro al mese. Con un carro armato Abrams si può pagare un anno di asilo nido a quasi 1700 bambini.
Il costo per un mese di mensa a scuola è di circa 80 euro. Con un elicottero Blackhawk si potrebbe pagare un anno di pasti a scuola per 6250 bambini.
Lo stipendio annuale di un medico ospedaliero è di circa 75.000 euro lordi (questo è quanto costa un medico all'ospedale per cui lavora, ma poi bisogna togliere le tasse e quindi nelle sue tasche finisce la metà).
Con un razzo a spalla Javellin si possono pagare per un anno tre medici.
Nico Piro
Se vuoi la pace conosci la guerra
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La verità è che nessuno si regge più in piedi da solo, sulle proprie gambe. Nessuno regge più il dolore, la perdita, la frustrazione, l’attesa.
Insomma, le cose della vita.
Abbiamo bisogno di normalizzare i processi della vita: nascere, crescere, ammalarsi, ferirsi, invecchiare, morire.
Un tempo si moriva sazi di vita, appagati, senza rimpianto alcuno, in modo del tutto naturale.
Oggi si muore insoddisfatti, delusi e stanchi.
Il lutto non rientra più nelle categorie del vivente.
Abbiamo inventato questa parola: “elaborazione”, dimenticando che i lutti non si elaborano, ma si accolgono, come parti integranti dell’esistenza, tutt’al più si contemplano come espressioni mutevoli del flusso continuo della vita.
“Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili a
stanze chiuse a chiave
e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poiché non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.”
Aveva ragione Rilke.
Abbiamo disimparato il valore del piangere insieme, di condividere il pasto, dono gentile e premuroso gesto della vicina di casa, la sera, quando si raccontava ai bambini dove sta il nonno adesso, e si passava la carezza della mano piccola sul suo viso freddo e immobile, disteso sul letto.
I sogni facevano il resto, perché si aveva tempo per dormire e per sognare. E al mattino, appena svegli, per raccontare.
Così chi non c’era più continuava ad esserci, a contare, a suggerire, a consolare.
I morti stavano insieme ai vivi.
Complicato allora non è il lutto, ma il modo di viverlo, di trattarlo, come se fosse una malattia in cerca di una cura. Ma la vita non è un problema da risolvere.
Ancora Rilke. Piuttosto un mistero da sperimentare. Una quota di ignoto inevitabile che spinge lo sguardo oltre la siepe.
Chi ha ancora desiderio di quell’infinito che solo l’esperienza del limite può disvelare?
Oggi tutti reclamano il diritto alla cura della psiche, forse perché i medici del corpo non riescono a guarire certe ferite dell’anima.
Ma così si sta perdendo il valore della psicoterapia. Così si confonde la patologia con la fisiologia dell’esistente, che contempla nel suo lessico le voci: malattia, solitudine, sofferenza, perdita, vecchiaia, morte.
Qual è l’immagine del nostro tempo, che rappresenta il senso estetico dominante? Una enorme superficie levigata, perfetta, specchiante.
In questo modo, privata delle increspature, delle imperfezioni, del negativo, della mancanza, l’anima ha smarrito il suo luogo naturale, la sua origine, il respiro profondo della caducità, della provvisorietà, della fragilità del bene e del male.
Perché alla fine, tutto ciò che comincia è destinato a finire e l’unica verità che rimane è questo grumo di gioia che adesso vibra ancora nel cuore, qui e ora, in questo preciso istante, nonostante la paura, il disincanto, la sfiducia.
Non c’è salute dunque che non sia connessa alla possibilità di salvezza.
Alle nostre terapie manca quel giusto slancio evolutivo, che spinga lo sguardo oltre le diagnosi, i funzionamenti, i fantasmi che abitano nelle stanze buie della mente.
Un terapeuta non può confondere la luna con il dito che la indica.
Può solo indicare la direzione e sostenere il desiderio di raggiungerla.
Per questo ogni sera mi piace chiudere gli occhi del giorno con una poesia, ogni sera una poesia diversa, per onorare la notte con il canto dei poeti.
Perché la notte sa come mantenere e custodire tutti i segreti.
Perché le poesie assomigliano alle preghiere.
Dicono sempre cose vere.
Stanotte per esempio ho scelto questa:
“Si è levata una luna trasparente
come un avviso senza minaccia
una macchia di nascita in cielo
altra possibilità di dimora. E poi.
Siamo invecchiati.
Il volume di vecchiaia
è pesato sul tavolino delle spalle,
sugli spiccioli di salute.
Cos’è mai la stanchezza?
Le cellule gridano
chiamano l’origine
vogliono accucciarsi
nel luogo prima del nome
nello spazio che sta tra cosa e cosa
e non invade gli oggetti
li accarezza e li accalora.
Non smettere di guardare il cielo
ti assegna la precisa misura
fidati della vecchiaia
è un burattino redentore.
Dopo tanta aritmetica
la serenità dello zero.”
Chandra Candiani
Testo di Giuseppe Ruggiero
foto dal seminario " In Quiete". Introduzione alle costellazioni Familiari con Anna Polin
Gloria Volpato
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Nella struttura dove lavoro ci sono soltanto due operatori uomini, tutte le altre sono donne. Di questi due ragazzi, entrambi sulla trentina, uno è sposato e padre, mentre l' altro si frequentava con una ragazza che lavora anche lei lì, sempre sulla trentina e madre separata di due bambini. La relazione è sempre stata burrascosa, discussioni e litigi continui che spesso turbavano in modo pesante l'andamento del lavoro, creando anche situazioni imbarazzanti davanti ai pazienti. Quando all'inzio del turno di mattina si assegnavano i piani su cui lavorare ad ogni coppia di operatori, si creava sempre una gran confusione perché lei (ovviamente credendo che la cosa non sarebbe venuta fuori) gli aveva vietato di lavorare sullo stesso piano assieme alle operatrici più giovani e carine e nel caso disgraziato che ciò avvenisse lo controllava di continuo, andando a vedere cosa lui stesse facendo ogni due minuti e trascurando il proprio lavoro. Finché un giorno, fuori dal lavoro, all' ennesima lite e dopo - sembra - un attacco fisico da parte di lei, lui ha reagito lanciandole un oggetto e colpendola. Lui stesso l'accompagna in ospedale, dove lei viene visitata e parte una denuncia perché i medici capiscono che il trauma è frutto di una colluttazione. Lui disperato, i genitori di lei completamente furiosi avvertono la cooperativa che finché lui non verrà trasferito, lei non tornerà a lavorare. Lui va all' ufficio del personale della cooperativa insieme al padre e alla fine ottiene di essere trasferito in un altro posto di lavoro, molto ambito, per il quale più di un collega era in "lista di attesa" da tempo. Ora lui doppiamente fesso, perché ha continuato a frequentare una persona che lo stava facendo impazzire e che non perdeva occasione per sputargli addosso e perché ha finito per reagire in quel modo, cosa che non è mai e in nessun caso giustificata, tutti gli altri che aspettavano per quel posto di lavoro incazzati neri perché si sono visti soffiare in quel modo l'unico posto che si era liberato dopo tempo. E lei? Di lei non si hanno più notizie certe, se non che sembra che si stia facendo un cuore nuovo fiammante con un altro che può farle ottenere un posto di lavoro decisamente migliore... La gente è davvero scema col cuore 🤷🏻♀️
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Anna Foa, storica e scrittrice.
A quanto pare i bravi israeliti, già popolo eletto dal Signore, dopo aver massacrato donne, bambini e civili, perché colpevoli di nascondere dietro di loro i brutti e cattivi terroristi di Hamas, ora bombardano aereamente pure le postazioni Unifil dell’ONU.
Bombardano cioè truppe internazionali che rappresentano le Nazioni Unite, la Terra intera insomma o, se volete, il Mondo; e ciò avviene nell’indifferenza quasi totale e con reazioni molto tiepide da parte degli stessi bombardati.
Hanno minacciato i militi dell’ONU che se non si spostavano dalla traiettoria delle loro bombe, avrebbero potuto essere colpiti, e poiché loro non si sono spostati (figuriamoci se l’ONU può prendere ordini da Israele, contro cui ha lanciato molte risoluzioni, rimaste però lettera morta, per crimini contro l’umanità.
La stessa cosa avviene da decenni a Gaza, intimano ai civili palestinesi di spostarsi, quelli non lo fanno (dove andrebbero?) e li bombardano, oppure intima loro di spostarsi, quelli lo fanno, e li bombardano lo stesso, anzi meglio, perché sono raggruppati.
Non hanno esitato ad uccidere civili, donne e bambini, pur di ottenere i loro scopi, per poi giustificarsi che dietro le donne e i bambini c’erano nascosti i terroristi di Hamas, e poi, insomma, questi bambini una volta cresciuti saranno terroristi anche loro e le madri poi, sono madri di potenziali terroristi.
Siamo alla parafrasi del detto yankee per cui l’unico indiano buono è quello morto, e si stima che ne abbiano uccisi da 55 a 100 milioni in cinque secoli circa.
Hanno ucciso deliberatamente giornalisti e medici, bombardando ospedali, perché sia gli uni che gli altri erano potenziali testimoni dei crimini contro l’umanità che stanno commettendo.
Hanno persino continuato a bombardare Gaza, pur sapendo con certezza che gli ostaggi presi da Hamas il 7 ottobre, erano nascosti nei cunicoli sotterranei del territorio palestinese e che il rischio di colpirli era molto elevato, e infatti è successo che alcuni di loro siano morti per “fuoco amico”.
Di fronte a questa follia in cui hanno aperto sette fronti di guerra con tutti i paesi vicini, e minacciano l’Iran, assumono un aspetto inquietante e luciferino le parole che la storica Anna Foa ha pronunciato l’altra sera dalla Gruber.
Ha detto pressappoco che Israele si sta suicidando, ed è profondamente vero, dopo le bombe sui militari ONU non si possono avere altri dubbi; e direi che è vera anche quel detto: “Quem Iuppiter vult perdere dementat prius”, cioè Giove confonde la mente di chi vuole perdere.
Queste parole della Foa sono passate quasi inosservate, fanno più audience le minchiate pseudo-storiche di Italo Bocchino, che l’analisi che una storica seria fa del suo stesso popolo.
Diciamo che il sentirsi il “popolo eletto” non ha mai suscitato verso gli ebrei molta simpatia, i più credenti fra loro credono di essere i prescelti da Dio, gli unici a cui Dio stesso ha affidato i suoi disegni e l’unico vero baluardo contro un altro diluvio universale (Dio, cioè, non ci annega tutti di nuovo solo perché esistono gli ebrei, ve lo ricordate in mercanteggiamento di Abramo con Dio per salvare Sodoma? Se esistono dieci giusti a Sodoma, Dio non la distruggerà con fuoco e fiamme).
Il primo della classe non ha mai suscitato fervide simpatie in nessuno, è sempre stato sulle scatole a tutti il cocco della maestra e il saputello, figuriamoci dunque chi reclama una terra da cui è assente da due millenni come sua per diritto divino e, se non bastasse, per l’ordalia delle armi.
Il solito meccanismo del provocare le teste calde di Hamas perché reagiscano e diano ad Israele il preteso per scatenare l’inferno non tanto contro i terroristi stessi, ma contro la popolazione a cui essi appartengono, chiamando questo sterminio “difesa” e “diritto di esistere”, sta venendo meno, persino i più tenaci e accaniti difensori dello stato di Israele e del suo operato, sono ormai in imbarazzo visto la sproporzione enorme fra “difesa” e l’attacco subito.
Ormai è chiaro a tutti che non si tratta di semplice difesa o, al limite, si tratta ormai della difesa del paranoico, per cui tutto ciò che è al di fuori di lui è cattivo, il bene sta solo dentro di sé, ed è estremamente sospettoso di qualsiasi cosa si muova attorno a lui, spesso attaccando preventivamente anche chi non aveva alcuna intenzione di arrecargli del male.
Il paranoico per eccellenza è stato Adolf Hitler, che attaccò la Cecoslovacchia, la Polonia, la Francia (e per arrivare a questa passò per il Belgio e i Paesi Bassi), l’Inghilterra, poi per dare una mano all’Italia in affanno, pure la Grecia e, infine, per non farsi mancare proprio nulla attaccò la Russia e non disdegnò di entrare in guerra anche con gli Stati Uniti … più i suoi blitzkrieg avevano successo, più perdeva il lume della ragione e aggrediva chiunque colto da un mistico delirio di onnipotenza e mirava ad impadronirsi del mondo intero.
Israele a trazione Netanyhau si sta alienando quelle poche simpatie che riscuoteva, già da tempo si è capito che ha smesso di essere la vittima della storia per diventarne, secondo il meccanismo psicologico freudiano dell’identificazione con l’aggressore, il carnefice; oggi i ruoli si sono ribaltati, lo stato di Israele adotta metodi nazisti contro gli israeliani: ghettizzazione e sterminio.
Non sono più capaci di comprendere l’orrore che suscitano, qualche mese fa ci fu un appello di un nutrito numero di intellettuali israeliani che si chiedeva perché le atrocità di Hamas non suscitano aspre reazioni nei popoli occidentali, se nemmeno gli intellettuali hanno capito che hanno smesso da un pezzo di essere vittime per diventare essi stessi i carnefici, non c’è speranza che lo comprendano le frange più estremiste ed integraliste che credono che la Palestina appartenga loro per diritto divino.
C’è, alla fine, in ogni folle paranoico, l’anelito al martirio, una potente volontà di autodistruzione, e il popolo di Israele questo abisso l’ha sfiorato molte volte, uscendone ferita, lacerata, ma salva; ora sta sfidando il mondo intero, a garantire la sua sopravvivenza in Medio Oriente, rimane soltanto l’interesse americano ad avere un alleato fedelissimo nella zona più ricca della terra, almeno finché perdura l’era dei combustibili fossili.
Oltre alla garanzia di essere il popolo prediletto da Dio, il Dio del cielo, sono garantiti anche dagli USA (il Dio in Terra); ma se questa garanzia venisse meno, perché stanno dimostrando di essere imbarazzanti (la Harris rischia di non vincere le prossime elezioni se appoggia apertamente o non frena adeguatamente i crimini in Palestina), di essere costosi (con l’economia ferma a causa della guerra, le armi vengono fornite a credito da Stati uniti ed Europa), e soprattutto è fuori controllo (una guerra contro l’Iran non la vuole nessuno e gli USA non vorrebbero esservi costretti, tanto più che l’Iran è ad un passo dall’atomica e le basterebbero poche bombe sincrone mirate verso i centri con maggiore densità di popolazione per fare danni enormi).
E in questo abisso verrebbero risucchiati pure tutti gli alleati di Israele, Stati Uniti ed Europa, se le guerra diventasse totale, anche perché oltre agli stati arabi, avremmo probabilmente contro pure la Russia, la Cina, il Sudamerica e gran parte dell’Africa, tutti i popoli attualmente sfruttati e sottomessi alla supremazia bellica e tecnologica dell’Occidente.
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Li fanno entrare in realtà virtuale mentre li inoculano. Praticamente gli alterano i sensi mentre fanno il cavolo che vogliono, senza avere la noia di gestire pianti, lamentele e urla.
Le mamme sono contente perché pensano di fargli evitare una brutta esperienza, mentre in realtà li portano nella stanza degli orrori.
Già qui si potrebbe aprire un capitolo sulla distorsione con cui troppi genitori credono di proteggere i bambini dalla sofferenza.
Poi un giorno, se capiranno, daranno la colpa ai medici, allo Stato e alle case farmaceutiche... Perché guardarsi allo specchio in questo Sistema non è mai preso in considerazione.
Qual è la parte più infantile in tutto questo circo? Chi è che fa figli quando per se stesso non ha raggiunto nemmeno il livello della logica?
La propaganda c'è e ti prenderá sempre per i fondelli, ma chi non sa fare 1+1 sono i singoli individui.
#video#bambini#propaganda#vaccino#zombie#società#società malata#genitori#figli#responsabilità#rincoglioniti#criminali#dottori#salute#diavoli#svegliatevi#aprite gli occhi#sistema#incoscienti#manipolazioni#verità#schiavi
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La storia del Comitato Terapie Precoci meriterebbe di essere raccontata in uno di quei grandi film alla Steven Spielberg, dove persone comuni vengono scosse da una consapevolezza improvvisa e qualcosa le spinge a trasformare le loro esistenze, fino a quel momento perfettamente normali, in vite rivoluzionarie. (Altro che il film sull'inventore della bomba atomica). Comincia con i bollettini dei morti, le lugubri conferenze stampa che blindano le persone in casa, le immagini di Bergamo, i camion militari che trasportano le bare di gente morta per una malattia gravissima e sconosciuta. Fin da subito, però, alcuni medici si accorgono dell'assurdità di affrontare una patologia che viene definita mortale con l'attesa, in fondo lo sanno anche i bambini che ogni malattia prima si cura e meglio è. Allora visitano come hanno sempre fatto, provano con dei farmaci di uso comune, ignorano il clima di terrore. Nelle loro teste risuonano i principi a cui hanno prestato giuramento il giorno in cui sono diventati medici. Un avvocato, noto per delle cause calcistiche di rilievo nazionale, si propone di organizzarli, li raccoglie insieme, elabora un meccanismo per smistare le richieste attraverso un gruppo Facebook. Intanto viene formalizzato un protocollo, lo discutono con luminari di tutto il mondo, lo sottopongono a degli studi. L'influenza è più pesante di quelle stagionali, ma la cura funziona, i medici e i volontari ricevono continue conferme di guarigione, anche da persone di 80, 90 anni. Da decine diventano centinaia, da centinia migliaia. Salvare vite fa scorrere l'adrenalina, medici e volontari lavorano di notte, rinunciano al proprio tempo libero. Ma in televisione continua il bollettino dei morti e gli annunci delle istutuzioni, che dovrebbero evitare il panico, sembrano sempre più una strategia di manipolazione psicologica per generare allarme: "rinunciamo all'autunno per salvare il Natale, rinunciamo al Natale per salvare la Pasqua..." I medici vogliono spiegare al ministro che il modo di curare esiste, ma il ministro si rifiuta di incontrarli. Allora il noto avvocato passa alle manifere forti: ricorre al TAR per abolire il protocollo Tachipirina e vigile attesa, il TAR gli dà ragione, ma il consiglio di Stato impugna la sentenza. Ormai è chiaro che quel protocollo non è solo un errore. E' qualcosa di indicibile, che fa paura solo pensare. Per smuovere le istituzioni vengono organizzate due manifestazioni: una a Roma e una Milano. Le piazze si riempiono, partecipano decine di migliaia di persone. Dalle piazze sale spontaneo un grido rivolto al governo: "criminali". I media ignorano, oppure minimizzano. Un sito di fact checking, diretto da un noto giornalista televisivo, arriva a dire che si tratta della "solita manifestazione". Eppure mai, nella storia repubblicana, si era vista una piazza con migliaia di medici che, invece di aumenti di stupendio o diritti sindacali, chiedono di poter curare le persone efficacemente. Il ministero continua ad ignorare le richieste di confronto, anche quando una terza manifestazione viene organizzata proprio davanti al suo portone. Quando inizia la vaccinazione è impossibile allontanare il sospetto che negare le cure serviva proprio a giustificare la violenta campagna di inoculazioni. Ma questo non si può dire perché si rischia di essere etichettati come complottisti.
Purtroppo l'unica cosa che manca a questa storia è un lieto fine. Le dichiarazioni del presidente di AIFA, che a Porta a Porta lo scorso maggio ha candidamente ammesso che "non serviva certo tachipirina e vigile attesa bensì gli antinfiammatori", lascia un sapore ancora più amaro, molto lontano dal bisogno di giustizia che prova chi ha vissuto questa storia.
Sono stato onorato di aver partecipato alla loro festa, dopo mesi e anni di battaglie e di fatica. Non mi aspetto certo che qualche produttore rinunci alla sua commedia della rimpatriata tra cinquantenni per fare un film su di loro, ma per tutti noi, spero che abbiano il loro lieto fine.
Adalberto Gianuario.
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I volontari medici stranieri che curano i bambini nella Striscia di Gaza affermano che i bambini sono stati deliberatamente colpiti alla testa, al collo e al torace, e le radiografie hanno mostrato che i proiettili calibro 5,56 utilizzati erano quelli usati dalle Forze di difesa i$ra€li∆ne, riporta il NYT.
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Il regalo più bello❤️❤️🩹💝🖤
Gaspare ritornava nella sua baracca sulla sponda del fiume dopo aver lavorato duramente nei campi per raccogliere i pomodori con i suoi compagni di lavoro. Trascorrevano belle giornate sotto il sole di Agosto ed il lavoro stancava sempre di più il povero ragazzino, mentre le sue condizioni di salute peggioravano in continuazione: da quando era nato aveva sempre avuto problemi nel digerire il cibo che ingeriva e questo gli causava una forte debolezza del corpo e l'incapacità di compiere lunghi sforzi fisici. Lavorare lunghe ore sotto il caldo afoso dell'estate, perciò, non era il massimo che potesse desiderare, ma la sua famiglia non poteva fare altrimenti data la loro grave situazione economica. Il padre era di bassa estrazione sociale e non aveva ricevuto nessuna eredità da parte della famiglia; anch'egli lavorava nei campi ma non era mai riuscito a trovare un lavoro fisso. Era comunque un uomo forte e robusto con una grande bontà d'animo che, nonostante la difficile situazione, cercava di non far mancare mai niente ai propri figli Gaspare e il fratellino di cinque anni, riuscendo a prendersi cura anche dell'anziano suocero che viveva con loro. La famiglia, però, non viveva nelle migliori condizioni, ma poteva essere considerata una delle migliori a livello di affetto e di rispetto, da modello esemplare per tutte le altre poiché in quel "nido" regnavano i veri sentimenti di pace e d'amore, e la semplicità era la caratteristica peculiare. Tuttavia, i figli conducevano una vita regolare come gli altri bambini, fatta eccezione che Gaspare, già a dodici anni, dovesse lavorare per "guadagnarsi la pagnotta". Andavano a scuola, avevano amici, giocavano e frequentavano il catechismo, nonostante comprendessero di essere più poveri degli altri, e questo aspetto si faceva notare soprattutto per le feste, quando gli altri bambini ricevevano molti regali, mentre i due non potevano averne.
Per esempio, per il Natale, nella loro catapecchia vi era solo un piccolo abete scarno e con poche decorazioni, senza un regalino da mettere sotto, ma il calore familiare riusciva sempre a scaldare un po' di felicità. Gaspare, però, invidiava i suoi amici, la maggior parte dei quali benestanti, che potevano svegliarsi la mattina del 25 Dicembre invasi da una marea di doni. Spesso, perciò, chiedeva al padre per quale motivo egli non potesse averne, e la risposta che otteneva era sempre la solita: "Un giorno otterrai un regalo più grande da ricompensare tutti i Natali trascorsi senza un dono". Gaspare nutriva una fiducia profonda nel padre e, perciò, non smetteva mai di sperare, sebbene non comprendesse bene il significato di quella frase, che gli risuonava costantemente nella testa. Il ragazzo si poneva tante domande sulla vita, non comprendeva il mondo degli adulti con tutti i loro "grandi problemi" mentre sfrecciavano con le loro auto in strada per andare chissà dove. Per lui che si spostava solo a piedi, nonostante i gravi problemi di salute, tutto ciò che vedeva era oggetto di meraviglia e di stupore, non concepiva questo nuovo mondo dell'esistenza del quale si rendeva conto solo adesso. Capisce, però, che suo padre sa contemplare un arcobaleno e goderne il fascino, sa guardare alla natura e tutto ciò gli dà il coraggio di andare avanti e di non arrendersi perché lui sa farlo fantasticare e sognare sul regalo più grande che gli donerà. I giorni passavano e Gaspare cresceva ma, invece di rinvigorirsi, la sua situazione di salute peggiorava sempre più tanto che non riusciva più a mangiare, passava giornate intere in ospedale ma senza risolvere il problema. La situazione, perciò, degenerò e al ragazzo non restavano molte speranza di vita. Il dodicenne fu ricoverato in ospedale per essere curato; il padre e i familiari rimasero sempre al suo fianco senza mai lasciarlo solo. I medici fecero presente che il fegato di Gaspare stava smettendo di svolgere le sue regolari funzioni e che, senza il trapianto dell'organo, il ragazzo non ce l'avrebbe fatta. Il padre era già a conoscenza del problema e aveva meditato a lungo sulla questione, decidendo, infine, dopo vari incontri con i dottori, di farsi asportare una parte del proprio fegato poiché compatibile, per donarla al figlio e salvargli, quindi, la vita. L'operazione richiedeva precisione e sicurezza, per questo motivo i dottori indugiarono a lungo sull'intervento da eseguire sul ragazzo, ma il padre fece di tutto affinché lo operassero. Il ragazzo, sulla barella, prima dell'operazione smise di credere alla promessa del padre in quanto percepiva che i suoi giorni stavano per finire e che quel regalo da sempre atteso con grande speranza non sarebbe mai arrivato. Incominciò a piangere, insultando per la prima volta il padre sulla promessa non mantenuta. L'operazione fu eseguita il giorno successivo e tutto andò per il meglio per il ragazzo, che fu dimesso la vigilia di Natale e, tornando a casa, trovò un biglietto con su scritto:
"Bambino mio, se stai leggendo questa lettera significa che tutto è andato bene e sono felice per te. Ricordi la promessa che ti facevo ogni anno per Natale? Ti ho donato il mio fegato per salvarti la vita. Io sono dentro di te per sempre. Spero di averti fatto un bel regalo.
Con affetto, tuo padre."
Il ragazzo scoppiò in un pianto, portandosi una mano al fianco destro, rimpiangendo di aver insultato il padre proprio nel momento in cui avrebbe dovuto ringraziarlo. Il padre gli aveva donato la sua vita.
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+++Breaking News+++
Le forze israeliane hanno ucciso 26.612 civili a Gaza (10.305 bambini e 5.475 donne). I feriti sono 52.390. I giornalisti uccisi 93, i medici 222. I profughi 1,9 MLN. Le case distrutte 63.920, 173.950 quelle danneggiate. Colpite 296 scuole. Dato Euro-Med Human Rights Monitor.
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Qui non si tratta di essere pro o contro l'applicazione della "Colpa Collettiva" cioè di un concetto intrinsecamente Genocida oramai è evidente a chiunque.
Israele si sta condannando da sola.
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Immaginate una bambina ammalata.
I medici disperano di salvarla, la danno per spacciata.
Immaginate due genitori disperati e le loro preghiere. Che vengono ascoltate.
La bambina guarisce.
Immaginate che di lì a poco il fratellino più piccolo - ha solo 4 anni... - di quella bambina, si ammali e in un brevissimo lasso di tempo muoia...
E che i genitori, nel tentativo di proteggere la figlia, distrutti dal dolore, annientati, ma consapevoli di dover andare avanti anche per lei, le raccontino che il fratellino è in un bel posto, con tanti altri bambini.
Immaginate che la bambina non riesca a capire perché non può andare anche lei, in questo bel posto, e che cominci a pensare che i genitori vogliono più bene al fratello che a lei. Perché non la portano con loro, quando vanno a trovarlo ogni sabato?
Immaginate che la bambina, ipersensibile, come in genere sono i bambini, avverta il dolore dei suoi genitori e cominci ad avere incubi frequenti, in cui rincorre la mamma, che si allontana da lei con un non meglio identificato uomo, il ' carbonaio', lo chiama.
Immaginate poi che la bambina sempre più curiosa cerchi di scoprire dov'è il fratellino e cominci a frugare nei cassetti. E trovi una di quelle immaginette ricordo che si regalano a parenti e amici. Scoprendo così che il fratello è morto.
Ha sette, otto anni allora, e non sa cosa fare. Non ne parla coi genitori, perché forse, chissà, vuole evitare loro altre sofferenze... strano per un bambino? Si chiude nel suo dolore, e nascosta sull'armadio della vecchia zia che vive con loro, piange, ogni volta che si sente tanto triste e pensa al fratello, si arrampica su quell'armadio e piange.
Fino a quando un giorno - ha dieci anni - mentre sta comprando un quaderno nella cartoleria sotto casa, si confida con la cartolaia, le racconta tra le lacrime che sa che Stefano è morto...
Immaginate che quella bambina diventi la donna che è oggi. Che non riesce, come ripete spesso, a dire addio perché ha detto addio a troppe persone nella vita.
E che quella bambina che è oggi una donna venga lasciata senza nemmeno una parola dall'uomo che ha tanto amato.
Oh certo, lei sa perché lui l'ha lasciata.
Ma il dolore che prova per una fine tanto improvvisa è per lei come rivivere lo stesso trauma vissuto da bambina.
Immaginate... se potete.
Barbara
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This Is Going To Hurt - Medical Drama (2022)
Quando la Vita in Ospedale è una Tragicommedia.
Se sei un amante delle serie TV come me, saprai che la combinazione di dramma e commedia è una miscela perfetta. "This Is Going to Hurt" riesce a catturare proprio questa magia, portandoci dietro le quinte di un ospedale pubblico con un'ironia graffiante e un realismo crudo che non lascia spazio a mezze misure.
Dalla mente di Adam Kay, (protagonista e autore del libro da cui è tratto lo show), ogni episodio ci trascina tra i corridoi di un normalissimo ospedale, dove lavorano persone tutt'altro che ordinarie.
Benvenuti nel Caos della Ginecologi
La serie ci introduce immediatamente nel reparto di ginecologia, dove ogni giorno è una nuova sfida e niente è mai prevedibile.
Adam Kay, il nostro protagonista (interpretato da un brillante Ben Whishaw), ci guida attraverso un mondo fatto di urgenze mediche, decisioni difficili e momenti di esilarante assurdità. E non è solo una questione di partorire bambini, ma di gestire l'inimmaginabile con un sorriso (o almeno provarci).
Non è il mondo di Grey’s Anatomy, non ci sono mille specializzandi pronti a battersi per avere il prossimo caso. Qui sembra esserci solo Adam.
La Realtà Dietro il Camice
Se pensi che lavorare in un ospedale sia tutto camici bianchi e stetoscopi, ripensaci. "This Is Going to Hurt" ci mostra la dura verità: turni infiniti, pressione costante e l'inevitabile sensazione di dover fare sempre di più con sempre meno. Adam non è solo un medico, ma un funambolo che cerca di bilanciare vita personale e professionale su un filo sottilissimo.
Nessun filtro rosa e nessuna licenza poetica: semplicemente la realtà di un ospedale pubblico inglese.
Specializzandi: Tra Fuoco e Fiamme
Ah, i poveri specializzandi. La serie non risparmia nessuno, tantomeno i medici in formazione che si trovano gettati nel fuoco del reparto di ginecologia. Ogni errore, ogni esitazione può avere conseguenze devastanti, ma la serie ci ricorda anche che l'umanità e l'empatia sono fondamentali tanto quanto la competenza.
Shruti, la co-protagonista (interpretata dalla intensa Ambika Mod) è l’unica a dare il cambio ad Adam. La giovane specializzanda cerca di giostrarsi tra i suoi studi, il carattere tagliente del suo responsabile e le difficoltà del suo nuovo lavoro.
Infermiere: Gli Eroi Silenziosi
Non possiamo dimenticare le infermiere, i veri pilastri del reparto. Con un mix di professionalità e calore umano, affrontano situazioni impossibili con una resistenza incredibile. La loro interazione con i medici e i pazienti aggiunge un ulteriore strato di profondità alla narrazione, rendendo la serie ancora più coinvolgente.
Ironia e Dramma: Un Equilibrio Perfetto
Il vero colpo di genio di "This Is Going to Hurt" è l'equilibrio tra momenti di puro dramma e lampi di ironia tagliente. Le battute sarcastiche di Adam, i momenti di imbarazzo e le situazioni assurde strappano sorrisi anche nei momenti più bui. È questo mix che rende la serie così avvincente: riesce a farci ridere e riflettere allo stesso tempo.
Il Coraggio di Mostrare Tutto
"This Is Going to Hurt" non ha paura di mostrare la cruda realtà della vita in ospedale. Le difficoltà, le ingiustizie e i sacrifici sono tutti lì, in bella vista. Ma è proprio questa onestà che la rende una visione imprescindibile. La serie ci ricorda che dietro ogni camice c'è una persona con le sue vulnerabilità e i suoi sogni.
Conclusione: Un Viaggio Indimenticabile
Se non hai ancora visto "This Is Going to Hurt", preparati per un viaggio indimenticabile. Questa miniserie è un tuffo nel cuore della medicina pubblica, visto attraverso gli occhi di chi ci lavora ogni giorno. Con il suo mix perfetto di ironia e dramma, ti farà ridere, piangere e riflettere. E, soprattutto, ti farà apprezzare ancora di più il lavoro incredibile di medici, specializzandi e infermiere.
L'intensità delle vicende mostrate mi hanno colpita talmente in profondità che ogni puntata sembrava un documentario o un servizio del telegiornale. L'equilibrio tra sarcasmo e verità taglienti rendono questa serie televisiva una perla. I due attori protagonisti, inoltre, riescono ad ipnotizzare gli spettatori. Non vi sorprenderà sapere che ho pianto la metà delle puntate.
Quindi non perdere tempo. Accendi la TV, mettiti comodo e preparati a entrare nel caotico e affascinante mondo di "This Is Going to Hurt". Non te ne pentirai!
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Stay Tuned! EasyTears
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